sabato 9 aprile 2016

Sulla notte e altre menate

Notte stellata sul Rodano - 1888 - Vincent Van Gogh

Sapete cos'è? Non ho voglia di spogliarmi, mettermi il pigiama ed infilarmi sotto le coperte perché, una volta imbacuccato tra le lenzuola, la giornata è da considerarsi finita, esaurita, chiusa, basta, stop, fine. E, nonostante sia l'una passata del giorno successivo, finché non mi metterò a letto il mio cervello continuerà a suggerirmi che queste ore fanno parte del giorno precedente ancora sfruttabile. Fino all'osso. Ed io lo sto sprecando a scrivere qualche riga su questo blog, ascoltando il Notturno in mi bemolle maggiore op. 9 n. 2 di Chopin per accompagnare le lettere che batto sulla tastiera e i pensieri che mi frullano in testa.

Penso alla giornata appena trascorsa, vi capita mai? Cosa ho realizzato, quanto tempo ho sprecato... le solite cose, insomma.
Faccio spesso i resoconti delle mie giornate e, Dio, quanto mi sento inutile, superficiale e vuoto. e sapete una cosa? Il giorno successivo lo passo alla stessa maniera, ed ecco che le giornate scorrono in maniera ripetitiva senza che io realizzi effettivamente qualcosa di concreto e solido. Mi piango addosso, il più delle volte, cercando di darmi una scrollata e riponendo (poca) fiducia in me stesso, perché degli altri chi si fida più, ormai?

Intanto le note di Chopin scorrono e mi consolano, perché mi stanno dicendo che la mia sfiducia nella razza umana è mal riposta, perché come può essere tutto uno schifo se possiamo ascoltare Chopin o anche Beethoven - sto ascoltando il III movimento della Sonata al Chiaro di Luna, op. 27 n. 2 - oppure ammirare le infinite opere d'arte che circondano la storia dell'uomo, piena di nefandezze, guerre, volgarità, atti osceni, inenarrabili e immorali. Da una parte la natura fratricida dell'essere umano, dall'altra la sua ineguagliabile sensibilità, capace di realizzare opere eterne, imperturbabili ed immortali. L'immorale e l'immortale, due facce della stessa medaglia umana, diverse tra loro solo per quella T che distingue l'una dall'altra.

Sì, miei cari, poveri lettori che leggono le parole di un disperato e disilluso essere umano: l'arte salverà il mondo, perché, se è vero che la Chiesa si è macchiata di innumerevoli atti contraddittori rispetto ai suoi insegnamenti, è anche vero che le chiese sono piene di ineguagliabili bellezze, più o meno note, più o meno fisse, ma costantemente sotto gli occhi di qualcuno e sopra le teste di tutti. E perché no? Aneliamolo e crediamoci, in questo Paradiso, che magari chi se lo merita davvero, chi ha arricchito questo mondo, siede veramente alla destra di Dio (magari un po' più in là, che il primo posto a destra è riservato a suo Figlio. Sapete come funzionano queste cose, no? Siete in Italia, chi lo sa se non voi?). E speriamo che i meritevoli vengano premiati e che i pericoli pubblici lasciati in libertà sulla Terra vengano condannati ad un'eternità di sofferenze e patimenti, che magari lassù ci sia Galileo e laggiù i maledetti che lo torturarono e lo condannarono.

Che ci crediate o meno, però, tutto precipita nell'insignificanza, perché noi, frattanto, viviamo qua, e qua la legge di un ipotetico aldilà non funziona, pertanto alziamo le braccia al cielo in una disperata richiesta d'aiuto che forse verrà accolta e forse no, chi lo sa. Del resto, come diceva Roal Dahl, chi non crede nella magia è destinato a non incontrarla mai.

Beethoven è finito, è il segnale per il giusto e meritato riposo. Ho visto Sleuth - Gli insospettabili di Kenneth Branagh, oggi pomeriggio. Gran bel film, ve lo consiglio. Buonanotte.

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