martedì 16 agosto 2016

Perché me ne sbatto di Suicide Squad

Le parole che seguiranno non prenderanno in considerazione il contenuto e la qualità del film, poiché il sottoscritto non lo ha visto e non ha intenzione di farlo. Chi sta battendo sulla tastiera, però, vorrebbe esternare sotto forma di sfogo blogghistico le motivazioni che lo hanno indotto a scegliere di non fare parte del pubblico di riferimento della pellicola di punta del 2016 della Warner Bros. e, essendo costui temporaneamente menomato (mano destra immobilizzata da valva gessata, le parole sono scritte con la mano sinistra), si sente ancora più giustificato a redigere un articolo brutto, inutile, insensato e che racchiuda al suo interno tutta la frustrazione dell'autore.

Detto questo, si inizi da Will Smith, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare me stesso senza offrire nulla di nuovo al pubblico che mi glorifica a prescindere da quello che faccio. La carriera di Will Smith andrebbe spulciata e analizzata, ogni suo apporto artistico soppesato e valutato, per capire quante volte la sua presenza abbia EFFETTIVAMENTE fatto la differenza. Icona degli anni '90 incredibilmente sopravvissuta al nuovo millennio (da quanto tempo Jim Carrey, Eddie Murphy e tanti altri attori dell'epoca ben migliori di Smith non imbroccano un film come Dio comanda, mentre lui ancora lavora?), il caro principe di Bel-Air non si decide a smetterla di fare danni, rischiando perfino di affossare il buon nome di M. Night Shyamalan con quella sua storiella familiare da quattro soldi intitolata After Earth, lodandosi e sbrodandosi tanto da permettersi perfino di declinare la chiamata di Quentin Tarantino perché il mio personaggio non sarebbe stato il protagonista (e per fortuna! Dio ci scampi da Smith in un film di Tarantino). Insomma, amatelo quanto volete, ma Will Smith protagonista di un qualunque progetto audiovisivo, per quanto riguarda il sottoscritto, funge da repellente alla visione.


Margot Robbie. Che bello, la gnagna in un film. Perché non l'avete mai vista, la gnagna, in un film. Sapete quanta gnagna c'è nei film di Woody Allen, e quanta introspezione psicologica femminile viene presentata in essi? Per carità, Cate Blanchett in Blue Jasmine non avrà le trecce colorate e non indosserà shorts attillati, ma SANTO CIELO! Ma non si scomodi Woody Allen e si pensi invece a George Miller e al suo ultimo Mad Max: Fury Road, o ancora ai lavori splatter e noir di Robert Rodriguez, e chi più ne ha più ne metta. Certo, stai scomodando nomi eccelsi per paragonarli ad un filmetto d'intrattenimento, penserete. Ecco, ci si focalizzi sulla parola filmetto. Non siete stufi, voi, di prodotti che si ritrovano ad essere filmetti o, peggio ancora, che lo sono in maniera dichiarata già dal trailer ma che hanno la pretesa di sembrare il progetto più rivoluzionario ed indispensabile della storia del cinema contemporaneo? Se si pensa a Piccoli Brividi ci si ritrova a discutere di un filmetto, certo, il quale però non ha nessuna intenzione di essere più di questo. Con Suicide Squad, invece, ci si ritrova di fronte ad un prodotto venduto come necessario e imprescindibile. Sarà la campagna marketing di certe trovate commerciali? Oppure bisogna incolpare quel pubblico massificato di nerd ingenui che si ritroverà al cinema solo per seguire la moda del momento, ai quali nulla importa del cinema e dell'arte, purché qualcosa esploda e qualcuno si prenda a mazzate? La domanda resta senza risposta anche nei paragrafi successivi; qui si parlava di gnagna, in fondo.


Passiamo al manzo, Jared Leto, idolo teen e apprezzato attore, recentemente premiato con l'Oscar per il suo personaggio in Dallas Buyers Club. Il grande Jared Leto, il trasformista, il camaleontico caratterista che passa dai personaggi muscolosi a quelli in sovrappeso, dal rock alla recitazione e, cazzo, dove lo metti sta! E allora perché non fargli fare il Joker? In un primo momento tutti hanno pensato che fosse un'idea geniale, una scelta audace, per poi restare delusi dinnanzi ad una riproposizione visiva talmente stereotipata che chiunque (tranne Will Smith) avrebbe potuto interpretare, dove sono il make up e i costumi steampunk a fare la differenza e dove le doti di Leto vengono limitate per fare spazio ad una misera macchietta risibile, che tanto il Joker tira sempre e comunque, per cui che senso ha farlo protagonista? Meglio approfittare dell'importanza che ha Leto sui social e sfruttarlo per promuovere il film tramite Twitter ed Instagram. Siamo innovativi, portiamo sullo schermo nuovi personaggi, approfondiamo il mondo dei fumetti al cinema, ma il Joker per almeno dieci minuti deve esserci, sennò chi ci caga?


I supereroi, inoltre, risultano essere un altro tasto dolente poiché, ad oggi, il sottoscritto non è incuriosito da nessun blockbuster/fenomeno commerciale fatto per attirare le masse, tanto meno se i protagonisti sono tormentati eroi in calzamaglia che non hanno quasi più nulla di nuovo da raccontare. Batman snocciolato da Christopher Nolan rappresenta ancora oggi uno spartiacque troppo grande e, dopo di esso, le pellicole che si salvano si contano sulle dita di una mano, mentre il resto è spazzatura commerciale ad uso e consumo rapido della quale difficilmente ci ricorderemo. Il problema è che questo modo frettoloso e leggero di fare cinema sta uscendo dal terreno dei cinecomic e sta intaccando in generale il mondo del cinema commerciale. Si sta però cominciando a sfociare in un dibattito ben più profondo ed articolato che, purtroppo, non trova abbastanza spazio tra queste righe. Sarebbe interessante valutare quanto poco tempo sia passato per dimenticare prodotti come Iron Man 3, ma anche il caro Captain America e relativo sequel o, ancora, il potenzialmente innovativo Avengers. Che bello poter riflettere su quanto tutti questi film ad oggi non sembrino altro che copie reciproche, pezzi informi di un puzzle a cui manca sempre un tassello, perché il finale non deve esserci, perché c'è sempre qualcosa da aggiungere per rimpinguare le casse. Ma, ahimé, in uno sfogo non c'è tempo per analisi approfondite, purtroppo, bisogna continuare a sfogarsi.


E allora sfoghiamoci anche nei confronti della DC Comics e dei suoi adattamenti per il grande schermo. Che avrebbero potuto smettere di fare film tratti dai loro fumetti già nel lontano periodo di Batman Forever è un parere del tutto personale dato che, a parte Batman Begins e il simpatico siparietto commercial-autoriale che prende il nome di Il Cavaliere Oscuro, tra stronzatone alla Lanterna Verde e giocattoloni ben orchestrati che concludono impressionanti trilogie, c'è ben poco da salvare. Si potrebbe discutere per ore sulla strabiliante capacità caotico-artistica di  Zack Snyder e sul commercialmente poco riuscito progetto di Bryan Singer che, ad oggi, sembrano gli unici ad avere avuto il coraggio di spezzare le catene produttive e offrire roba a modo loro, prendendosi le loro responsabilità e dicendo solo quando erano veramente d'accordo, ma qui si andrebbe su fronti ben più tecnici e critici e si perderebbe la sottile ignoranza che avvolge questi risibili paragrafi.


Chi ha scritto si è sfogato e spera che chi ha letto non si sia annoiato. Certo, rileggendo il tutto si sarebbe tranquillamente potuto sorvolare e scrivere qualcosa di più interessante, ma si pensi a tutti quei blateranti figuri che popolano il web i quali, non capendo nulla di Cinema ma avendo comunque visto il film, si sentono in dovere di snocciolare la loro opinione facendo in modo che sia il terrificante DE GUSTIBUS a supportare le loro teorie, soprattutto da quando le major hanno iniziato a raccattare commenti da Twitter e Facebook e virgolettarli sulle locandine postate nelle loro pagine, come fossero giudizi insindacabili di esperti teorici. Per cui come possono una manciata di righe che spiegano le motivazioni riguardanti l'allontanamento di un singolo individuo da un fenomeno massificato essere più deleterie di tutto quello che si può leggere sui blog e le bacheche della gente di cui sopra? Mi rendo conto, infine, di avere appena grattato la superficie di alcune argomentazioni ipoteticamente interessanti, deludendo i più, ma, ehi, sempre meglio di Leto che si fa i selfie mossi alla Gué Pequeño per spammare il film.

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