domenica 1 maggio 2016

L'ancora

Gettare l'ancora non è come gettare la spugna. Quando getti la spugna molli, lasci andare, aspetti che la corrente ti trascini dove vuole lei. Quando getti l'ancora, invece, lo fai per un motivo, con uno scopo, con l'idea di avere qualcosa di ben chiaro da fare oppure per dare un'occhiata attorno a te, fermarti e respirare. L'ancora, allora, arresta il percorso della barca, la quale fino a quel momento è stata guidata un po' dal vento, un po' dalle maree e un po' dalle tue forze, per poi trovarsi in quel punto preciso dove tu e la tua ancora avete deciso che si sarebbe dovuta fermare.

Così guardi indietro, nella direzione del tragitto che hai appena percorso, noti quante persone si sono gettate in mare per tornare indietro a nuoto piuttosto che continuare il viaggio, poni attenzione a tutti i porti dove hai attraccato, che sembravano così sicuri e pacifici ma che invece ora si stanno sgretolando come neve al sole. Scruti, insomma, il percorso, il viaggio e gli incontri, traendo le conclusioni. 

Dopodiché torni a guardare davanti a te, verso quell'orizzonte infinito e spaventoso, dove il cielo minaccia tempesta e il mare non ha confini, uno spazio senza limiti fatto di incertezze, pericoli e timori. Capisci, dunque, che prima di affrontare quelle acque e quelle nubi la cosa migliore da fare è controllare l'imbarcazione, riparare i danni e rifocillare l'equipaggio. Ma come diavolo hai ridotto questa maledetta bagnarola! Perché non ne hai avuto più cura? Perché hai permesso a quegli squali di rovinarla in questo modo? dici a te stesso mentre i tuoi occhi fissano stupefatti i danni che ha subito il mezzo mentre tu eri impegnato a guardare da altre parti.

Cominci, quindi, a sistemare la barca, un poco alla volta, per poter ripartire in totale sicurezza, aiutato da quell'equipaggio che è lì apposta per darti una mano, composto da persone pronte a mettere a disposizione le loro competenze per fare in modo di raggiungere quell'orizzonte che stavi scrutando fino a qualche istante prima. Le conti, queste persone: uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto. Non superano la decina, magari raggiungono la quindicina perché qualcuna, sottocoperta, sta riposando, ma ci sono. Le guardi in faccia, una per una, sorridendo con sicurezza perché sai benissimo che, arrivati fino a quel punto, sarebbero dei pazzi a gettarsi in acqua per tornare indietro a nuoto e, anche se il tuo buon senso ti impone di prendere comunque in considerazione questa ipotesi, non puoi fare a meno di confidare in loro, perché sono lì, ti stanno fissando e ti stanno aiutando a sistemare la barca.

L'ultima occhiata va al cielo: com'è limpido e chiaro! Nessuna nuvola, nessuna minaccia, solo un sole splendente e una leggera brezza che scorre fra i capelli: la respiri a pieni polmoni, e dai polmoni passa alle ossa e poi al cuore. Una brezza fresca, serena, leggera, buona; un sole chiaro, gentile, delicato. Sapete una cosa? Godiamocelo un altro po', questo momento! dici all'equipaggio, invitando tutti a stendersi sul ponte per approfittare il più possibile di quella pausa necessaria, agognata, utile. L'ancora resta in acqua ancora un po', la leverai tra un momento.

2 commenti:

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  2. In coda per ricoverare mia madre, un'àncora come questa ci voleva proprio

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