domenica 10 aprile 2016

Cingoli? Cingoli. Davvero? Eh no!


Ma che ci faccio io a Cingoli? Da quando in qua mi interesso di corse, di motori, di cross, di piste, di gare, di competizioni adrenaliniche? Cosa strana, in effetti, ma quando il rischio è quello di avere sulla coscienza la vita di un'amica che ha fatto le cinque del mattino lavorando in un locale come fotografa per poi partire per un servizio a Talacchio e di nuovo di corsa fino a Cingoli, beh, qualcosa si scuote dentro di me e decido di accompagnarla in questo viaggio che chissà cosa mai potrà dare ad uno come me. 

Arriva la mattina ed apro gli occhi (in ritardo perché vuoi mai che alla sveglia venga in mente di suonare quando dovrebbe?), preparo le mie belle cosine e, una volta vestito, inserisco la mia bella scheda SD nella mia bella videocamera portatile, mi metto il cavalletto in spalla ed esco di casa.
Un'ora e mezza di strada, forse due, e mi ritrovo catapultato in un mondo all'interno del quale non mi trovo decisamente a mio agio. Ma, del resto, quando mai qualcuno di noi si è trovato a proprio agio, nel mondo? Allora comincio, titubante, a girovagare con la videocamera alla ricerca di qualcosa da poter sfruttare in qualche modo, tentando di ritagliarmi un piccolo spazio in cui sentirmi più me stesso. Poi, alle tre del pomeriggio, inizia la gara; mi accingo dunque ad assistere alla partenza e, con mio sommo stupore, ecco che quel mondo così estraneo, lontano e totalmente al di fuori dei miei gusti e interessi riesce a diventare anche mio: improvvisamente mi rendo conto di avere trascorso gli ultimi quindici minuti (più due giri) a correre per tutto il perimetro della pista, alla ricerca di qualche intenso momento di sana competizione sportiva da inquadrare, dimenticandomi del mio dolore al ginocchio e lasciandomi trasportare da quelle situazioni che, fino a qualche istante prima, avevano avuto ben poco a che fare con me.


La gara - la prima di tante, l'unica che ho seguito dall'inizio alla fine e della quale non saprei comunque dirvi il risultato - finisce ed io ritorno dalla mia amica per tirare le somme di quanto appena successo. Allo stand, ovviamente, tutti parlano dei problemi in pista, del risultato e delle situazioni avvenute all'interno dell'area di gara che io avevo circumnavigato, ma a me importava solo delle mie riprese e, ingordo, decido di allontanarmi per cercare nuove cose da inquadrare. La natura, la contaminazione dell'uomo e quell'oscuro - a me, beninteso - mondo del cross vengono in mio soccorso, riempiendo l'occhio artificiale che portavo in giro a mano di meraviglie e anche di qualche porcheria. Non so a cosa mi servirà tutto quello che ho portato a casa e salvato sul pc, ma conto che prima o poi utilizzerò queste ed altre riprese per qualche piccolo ma intenso momento di cinema personale, da condividere con gli altri senza un apparente scopo narrativo.

La serata, poi, si è conclusa con una cena senza fine al ristorante giapponese, ma di questo non credo che vi importi. In effetti, ora che ci penso, non so nemmeno se vi interessi qualcosa di quanto scritto finora. Oh beh, ormai è fatta.


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