martedì 12 aprile 2016

Cosa vuoi di più dalla vita?

Le tre età della donna - 1905 - Gustav Klimt
È stata una giornata lunga e pressoché devastante perché, sapete, quando il fato decide di fare il punto della situazione per te - e con te, ecco che alla fine ti ritrovi lievemente disarmato e adeguatamente amareggiato.

La mattinata si è conclusa con una bella chiacchierata con il capo per migliorare le cose al lavoro e fare in modo di produrre al 100% e non al 65%. Una chiacchierata di un'ora in cui fondamentalmente si è risolto un po' tutto, ma quel tutto è ancora da pianificare per i quindici giorni del mese a venire.
Pranzo con la famiglia, poi la sorella che va dal dentista, il fratello agli allenamenti di calcio e... la mamma che si storce la caviglia. Piccola storta, a quanto dice, ma il dolore peggiora e diventa sempre più forte. Nel frattempo, però, abbiamo una Messa alle 18.30 per un caro defunto il mese scorso quindi, dopo aver preso il fratellino dal campo sportivo e portato la sorellina in palestra per gli allenamenti di pattinaggio, percorriamo dodici chilometri per nemmeno un'ora di funzione religiosa e, nel frattempo, il dolore alla caviglia peggiora. Altri dodici chilometri per tornare in città e lasciare mamma e fratello al pronto soccorso di Pesaro, per poi andare verso la palestra e recuperare la sorella.


Tornato al pronto soccorso trovo la mamma con il braccialetto identificativo e quattordici persone in attesa prima di lei. Guarda che non mi fanno niente, dice, hanno detto che il medico non c'è quindi possono farmi solo la lastra. Devo tornare domani per la visita. Senti un po' a Cattolica se hanno il medico, al pronto intervento. Esco dalla sala d'attesa e telefono al pronto intervento di Cattolica: la risposta è positiva, il medico c'è, il resto della famiglia si alza ed abbandoniamo il pronto soccorso di Pesaro.

Torniamo a casa per lasciare fratello e sorella, che devono cenare e fare i compiti, e ripartiamo per Cattolica. Arrivati a destinazione notiamo solo un paio di persone davanti a noi che attendono di essere chiamate, spieghiamo la situazione in accettazione e ci sediamo ad aspettare il nostro turno. Nel giro di quindici, forse venti minuti, ci chiamano per fare la lastra (a Pesaro, di quelle quattordici persone, ne hanno fatte entrare solo quattro nel giro di due ore), dopodiché ci fanno attendere il responso assieme ad una nonna trasportata al pronto soccorso dai suoi nipoti perché caduta a terra a causa di un malore. Con loro instauriamo un rapporto colloquiale e parliamo della disorganizzazione del pronto soccorso di Pesaro e di quanto ci abbiano invece trattato bene a Cattolica; loro replicano dicendo che, essendo di Gabicce, se avessero chiamato l'ambulanza, questa avrebbe trasportato la povera anziana direttamente a Pesaro, senza possibilità di scelta. Per cui hanno preferito fare tutto da soli ed arrivare a Cattolica spontaneamente.

Dall'ufficio del pronto intervento fanno un cenno ai parenti per spiegare loro come comportarsi con l'anziana a causa della pressione alta (non ho origliato, per cui vi racconto solo quello che si sono detti in corridoio), poi chiedono alla donna se può andare in bagno, per vedere se la pressione si sarebbe abbassata. Ed ecco un piccolo, meraviglioso teatrino che mi ha ricordato tanto Mia Madre di Nanni Moretti: il nipote che tiene la sedia a rotelle, la nipote che aiuta la nonna ad alzarsi e la accompagna in bagno, il tutto farcito con battute così naturali e intime. Devi andare in bagno? chiede la nipote. No, risponde la nonna, per poi ripensarci dopo qualche minuto e correggere la sua risposta. Però deciditi, eh, che non sono qui tutti per te! replica la nipote, mentre suo fratello (o suo cugino, chissà) sorride e regge la sedia a rotelle.

Poi tocca a noi: microfrattura del cuboide (vattelappesca), deve andare domani a Riccione per valutare se ingessarlo oppure mettere lo scarpone contenitivo ci dice la dottoressa che, qui, guarda un po', c'è! Chiediamo se possiamo usare la sedia a rotelle fino all'uscita, ma certo! ci rispondono, si faccia pure spingere da suo marito! esclama la dottoressa. No, guardi, in realtà è mio figlio. replica sorridendo mia mamma dalla sedia a rotelle. Oddio, scusa, risponde subito imbarazzata la donna rivolgendosi a me, non voleva essere un'offesa per te, piuttosto un complimento per la mamma!

Nessun problema, cara signora, so benissimo che con il pizzetto e la camicia sembro più grande, e so benissimo che mia mamma è ancora una donna stupenda, piuttosto a lasciarmi perplesso è il piccolo resoconto conclusivo della giornata: due pronti interventi (uno efficientissimo, l'altro un campo di concentramento per malati), decine di chilometri macinati in auto, bambini a destra e a manca (che hanno avuto il buon senso di mettersi a letto da soli, poveri cari), una discussione chiarificatrice ma non troppo al lavoro, una Messa commemorativa... Ad occhio e croce (se prendiamo quest'ultimo termine in senso cristiano, dovrei dire piuttosto ad occhio e CROCI) credo che qualcuno voglia dirmi che il 2016 sta facendo schifo, ma che è comunque appena cominciato.

In tutto questo sono anche riuscito a registrare, caricare e programmare un inutile, insensato e frettoloso video che andrà online su Cine Follie domani. 

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